Atto unilaterale USR Sardegna – Permessi studio (150 ore)
COMUNICATO SINDACALE UNITARIO – Cgil – Cisl – Snals – Gilda -Anief
Diritto allo Studio (150 ore). La Sardegna ancora una volta figlia di un dio minore.
In materia di diritto allo studio del personale scolastico, docente e ATA, la Sardegna, unica tra le regioni italiane, si avvia, purtroppo, ad un ulteriore triennio di vigenza di un Atto Unilaterale della Direzione regionale, conseguente al mancato accordo tra l’Ufficio Scolastico Regionale e le cinque organizzazioni sindacali rappresentative della scuola della Sardegna. I sottoscritti segretari regionali, a conclusione di un secondo infruttuoso incontro svoltosi oggi in videoconferenza con l’amministrazione, ritengono importante condividere, con i lavoratori della scuola e con tutti i cittadini, le ragioni del mancato accordo, in quanto reputano tale esito dannoso per la fragile scuola sarda, di cui, ancora una volta, non si vogliono riconoscere le specificità e i bisogni, nascosti sotto un tappeto di burocrazia e piccoli risparmi.
In particolare, sono tre le emergenze cui un adeguato accordo avrebbe potuto far fronte e che rischiano, invece, di rimanere irrisolte ed aggravarsi:
- Concessione di ore di permesso finalizzate alla preparazione di esami e tesi, a condizione di documentarne il sostenimento.
In alcune regioni italiane i contratti stipulati permettono agli insegnanti e al personale della scuola di richiedere un pur limitato numero di ore di permesso alla vigilia del sostenimento degli esami e della tesi, a condizione di documentare di averli sostenuti, quindi senza poter in qualche modo “imbrogliare”. Questa esigenza è ancor più sentita in Sardegna, regione in cui l’offerta formativa universitaria, già, in generale, carente rispetto al fabbisogno della scuola, è per di più collocata, per chi ha la fortuna di poter frequentare in regione, nei due atenei situati agli estremi geografici di un’Isola in cui i tempi di percorrenza sono dilatati e i mezzi pubblici carenti. È davvero complicato, ad esempio, per un insegnante di Lanusei, trovare il tempo di studiare per la propria tesi, dopo settimane alternate tra viaggi, frequenza dei corsi e routine scolastica. In Sardegna non si vivono le stesse condizioni di territori ad alta densità universitaria, ove sono consentiti viaggi più agevoli e frequenti. Concedere alcune ore di permesso alla vigilia di un esame e di una tesi non dovrebbe essere concepito come un inutile spreco, ma come un importante investimento, prezioso per la società almeno quanto per lo studente lavoratore.
2. Valorizzazione dei percorsi di specializzazione nel sostegno. I sindacati chiedono, per il bene della scuola pubblica e del diritto all’inclusione degli alunni con disabilità, di attribuire una priorità nella fruizione del diritto allo studio ai docenti che frequentano questi corsi. Quest’anno, ad esempio, ci sono insegnanti che, dopo aver superato una dura selezione, pur frequentando i corsi di specializzazione delle università di Cagliari e Sassari, sono rimasti esclusi dai permessi studio per “incapienza” del contingente. Per poter sostenere il loro percorso hanno dovuto licenziarsi o mettersi in aspettativa senza assegni. È bene ricordare che, delle circa 000 cattedre di sostegno, nella nostra Isola, solo un quarto è coperto da docenti in possesso del titolo. L’offerta formativa delle Università sarde è, nei numeri, tra le più basse in Italia, in assoluto e in proporzione al numero di studenti. Ogni anno dobbiamo “importare” decine di docenti da fuori regione. Pare grave che neppure al livello della contrattazione regionale si riesca a valorizzare la formazione sul sostegno e, se non evitare, almeno limitare e correggere queste storture.
3. Valorizzazione dei percorsi abilitanti da 60 e 30 CFU. La nuova normativa per l’accesso all’insegnamento ha creato una altrettanto nuova emergenza formativa anche per i posti comuni (le “classi di concorso”). Oggi chi vince un concorso, prima di essere assunto in ruolo, deve affrontare un percorso abilitante. Anche in questo caso l’offerta formativa degli atenei dell’Isola è estremamente carente. Alcuni insegnanti, a causa dell’assenza di percorsi a Cagliari o Sassari, hanno dovuto addirittura iscriversi in atenei fuori regione e rinunciare alla propria supplenza per poter frequentare. Per questa ragione noi sindacati abbiamo chiesto, invano, di valutare prioritariamente, ai fini della formazione delle graduatorie del diritto allo studio, questa tipologia di corsi, che risulta strategica per la qualità del sistema scolastico regionale.
L’Atto Unilaterale lascia, in conclusione, del tutto irrisolte delle gravi criticità che un Contratto non avrebbe certo risolto del tutto come una bacchetta magica, ma avrebbe comunque contribuito ad alleggerire, inviando soprattutto un importante segnale di collaborazione tra amministrazione e parti sociali nella risoluzione dei problemi.
Le materie oggetto, per norma, di contrattazione decentrata, come, appunto, il diritto allo studio, sono concepite, d’altro canto, per dare maggiore garanzia di una corretta fruizione di diritti fondamentali.
Pare grave a chi scrive che, dinnanzi a un quadro oggettivo in cui l’accesso alla formazione, al perfezionamento, al lavoro stesso, nel caso delle specializzazioni e delle abilitazioni è, in Sardegna, meno garantito che altrove, l’esito delle trattative sia stato condotto all’insegna di un prendere o lasciare.
Nel metodo e nel merito, l’Atto Unilaterale dell’USR, oltre a non essere rispettoso delle legittime esigenze presentate unitariamente dai sindacati a nome di migliaia di lavoratori, lascia sul campo, irrisolti, tutti i problemi che il sistema scolastico sardo si trascina da anni.
FLC CGIL | FSUR CISL | SNALS CONFSAL | GILDA UNAMS | ANIEF |
Emanuela Valurta | Maria Luisa Serra | Simone Mereu | Gianfranco Meloni | Antonello D’Amico |